Dalle lezioni di Teologia

26.01.2014 20:37

PAROLE DAL CIELO PER CHI è IN TERRA

 

 

Ecco in poche righe un pensiero riguardo il vangelo della veglia di ieri notte, considerando solo le parole pronunziate dagli angeli ai pastori: anzitutto l’annuncio di un salvatore, che è il messia ed è il Signore. È quel che ci occorre, uno che venga a farsi carico della nostra situazione potendo affrontarne le problematiche reali (salvatore), che però sia anche uno che sia stato “unto” (messia) da Dio, che cioè non venga a suo nome personale come tanti amerebbero fare, e che sia anche autorevole nel suo potere (signore).

Poi gli angeli annunciano gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che hanno con lui un rapporto di amore-buona volontà (il greco in quel punto è un po’ ambiguo, e non si può tradurre facilmente in un unico senso, perciò propongo di leggerlo così come ho scritto). Quel bambino viene dunque anzitutto per la gloria a Dio “nel più alto dei cieli” cioè la gloria più alta che sia possibile. La gloria è la manifestazione in qualche modo percepibile all’esterno di ciò che è all’interno, e cosa c’è all’interno di Dio che non ha nulla di più alto e grande? Evidentemente il suo amore.

La sua potenza e santità sono note nei cieli da sempre, egli è l’Altissimo e il tre volte santo, e la “visibilità” di questo nel creato con le sue meraviglie è già una gloria, come dicono i cherubini nel capitolo sei di Isaia: “santo, santo, santo JHWH sabaoth. La terra è piena della sua gloria”. Ma questa gloria non è la più alta, poiché è la gloria del Dio santo e altissimo, la gloria del Creatore di tutta la terra. Ma la creazione non dice ancora tutto ciò che è in Dio, non ne esprime le profondità, o meglio le altezze. Solo una manifestazione del suo amore potrebbe rivelare il suo “intimo” e dare a lui gloria “nel più alto” dei cieli. L’amore di Dio non si vede nella creazione, ma nel suo relazionarsi con l’uomo si vede l’amore di Dio, e soprattutto quando egli ha a che fare con l’uomo peccatore e lontano. Ora tutto ciò sarà reso visibile da quel bambino che è nato.

E questa “gloria di Dio” in cosa risulterà? In una situazione nuova per gli uomini, che gli angeli definiscono “shalom” cioè pace. Pace con Dio, pace tra loro (cfr Ef 2,14-18 ma anche Rm 5,1 ecc). Questa pace è per tutti? No… egli non viene a dare una pace “automatica” o una salvezza automatica, come dirà Simeone: egli è venuto a “preparare” una salvezza di fronte a tutti i popoli, affinché chi lo desidera possa entrarvi, ma occorre che vi sia ciò che gli angeli chiamano eudokia che significa una relazione di volontà, un desiderio, un qualcosa che unisce.